Un giorno di qualche anno fa, la cattomatriarca Tiziana Drago entra in una ricevitoria a Cinque Stelle di Tremestieri e le regalano un “Turista per caso”. Lo gratta e… ZAC! Vola nella capitale ritrovandosi seduta sugli scranni del Senato della Repubblica a fare tappezzeria. Era grillina. Fino a quando l’è convenuto, cioè fino a quando curiose cronache da buvette sussurravano il suo nome come merce di scambio da parte di collega: la fiducia a Conte da Tiziana Drago in cambio di un ministero mai accordato. Forse la senatrice pensava che il ministero fosse a lei destinato e rimasti tutti a bocca asciutta, decide di mollare i Cinquestelle. Senza una casa e una congrua diaria, da reietta nel limbo del Gruppo Misto, non poteva più stare e rivolgendosi a qualche santo in Paradiso (Donzelli), riceve nel giro di poco tempo il miracolo: le si aprono le porte di casa Giorgia Meloni. Nonostante gli sforzi, però, tappezzeria era e tappezzeria è rimasta anche tra i Fratelli d’Italia. Tant’è che a Santa Maria di Licodia la vediamo affiancare Giovanni Buttò, uomo di Luca Sammartino e predicare coerenza, lei che della coerenza ne ha fatto spazzatura (riciclabile da 5S a FdI), per demonizzare il voto disgiunto, che altro non è che esercizio di democrazia nelle scelte come previsto dalla legge. Ma come sempre la paura fa novanta e porta a dei testimonial inappropriati. Pessima scelta e ancor peggio personaggio.