Il fatto che Micciché vorrebbe restare in Sicilia e rinunciare al seggio in Senato, stuzzica la fantasia di (S)Cateno De Luca.
Dopo una campagna elettorale fatta solo di invettive contro l'establishment che ha governato la Sicilia, la casta della Banda Bassotti, come lui nei mesi di campagna elettorale ha definito, adesso è pronto per il soccorso "amicale" al più alto rappresentante di quella casta.
«E lei che suggerirebbe a ‘Gianfranco’?
“Di verificare se sussistono le condizioni per fare di nuovo il presidente dell’Ars. Io non avrei nulla in contrario, lo appoggerei. Lo dico chiaramente. Noi, nel caso, lo appoggeremmo. Dico soltanto che uno come Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars, non può essere gettato alle ortiche e restare fuori dagli spazi operativi. Come è possibile"?
Ma niente niente vuole fare l’inciucio con i miccicheiani, o, magari, insinuarsi?
“Niente inciuci. Noi avremo il nostro governo di liberazione per incalzare quello eletto. Presenteremo disegni di legge e ci daremo da fare con chi ci sta. Anche con Miccichè? Perché no? Però…”.
Però?
“Mi auguro davvero che faccia il presidente dell’Ars, un ruolo che ha svolto bene. E spero che non entri in una giunta con cui non ha nulla da spartire”.
Ma lei lo vorrebbe accanto Miccichè, o le risulterebbe ingombrante?
“Gli chiederei subito che ruolo vuole. Ci sono tante battaglie sul territorio da portare avanti e tra di noi c’è una antica sintonia, da quando ero il capogruppo di Forza del Sud”».
Questa una sintesi dell'intervista che De Luca ha rilasciato a LiveSicilia, (giornale molto vicino alle posizioni di Micciché) che con un colpo di magia, come detto, fa sparire la Banda Bassotti, d'emblée, come se Micciché fosse stato su un altro pianeta da almeno 30anni. Si vorrebbe insinuare per sfasciare assieme all'amico?
Certo sarebbe una rarità avere il presidente della regione e quello dell'ARS dello stesso partito e della stessa città, sarebbe una regione Palermo centrica. Oltreché una vergogna. Ma questa uscita sa molto di fantascienza.