Pranzi. Briefing nel “corridoio della posta” con la testa infilata negli attaccapanni. Soprattutto le nottate in Commissione alle prese con emendamenti che saltano e che vengono recuperati a volo, prima che tocchino terra e producano terremoti.
Come martedì sera, quando la Ragioneria dello Stato è entrata a gamba tesa bocciando 80 dei 250 emendamenti di tutte le forze parlamentari cuciti insieme con maestria dal presidente della Bilancio Fabio Melilli pur di evitare l’esercizio provvisorio.Melilli ha scovato nelle pieghe del Bilancio 40 milioni, alcune norme saltate sono rientrate dalla finestra e avanti così. Ma i 5 Stelle e anche qualche Pd furioso la notte scorsa stavano per mandare il governo contro un muro. Hanno armato sospetti contro il Mef e più di tutti contro la Ragioneria. I grillini si sono voluti “vendicare” ieri mattina in Commissione Trasporti dove era in votazione il rinnovo del Contratto europeo di programma sulla Tav. I 5 Stelle non hanno partecipato al voto. Se il contratto e la Tav sono salvi, il merito è delle opposizioni che hanno votato con Pd e Iv.
Insomma, in poche ore, il governo ha rischiato due volte. Ed è chiaro anche a Giuseppe Conte che in queste condizioni può solo galleggiare ma non gestire la partita del Next Generation Ue. Instabilità fa rima con paralisi. Così è il rimpasto il convitato di pietra di ogni capannello, pranzo, caffè. Se ne parla a voce. Meglio evitare anche i messaggi sulle chat. Schematizzando, possiamo dire che ne parlano tutti – anche Di Maio capisce che due scosse come quelle di ieri possono essere fatali in qualunque momento – anche i 5 Stelle, sicuramente le varie anime del Pd. Italia viva non pronuncia mai quella parola ma le richieste di “più politica, più decisioni e meno attendismo” passano per forza anche da una nuova squadra di governo. “Conte ter o Draghi 1” è il mantra di Matteo Renzi.
Claudia Fusari