Forza Italia si accinge alla celebrazione del primo congresso nazionale dell’era post Berlusconi. Nonostante la Sicilia resti il granaio elettorale di Forza Italia, che all’europee conta di conquistare, in media sull’intero territorio nazionale, almeno il 10% dei consensi, appare evidente che le velleità di Schifani e dei suoi seguici sono al lumicino.
Col passare dei mesi le quotazioni elettorali e politiche di Schifani sono infatti via via scese fino quasi a scomparire e le su dichiarazioni “E’ impensabile che un governatore possa essere vicesegretario del partito”, sono solo un modo per parare la delusione per le prese di distanza di Tajani su qualunque sua aspirazione. Il suo posto è già stato promesso al più talentuoso ed apprezzato collega calabrese Roberto Occhiuto, ormai a un passo dalla nomination a vice segretario nazionale di FI.
Schifani, deluso ed arrabbiato, non può far altro che sorridere, serbando rancore per i vertici del partito e per il suo collega calabrese, sebbene serbare rancore in politica non sia foriero di successo, se non sei veramente forte e sferzare il colpo mortale al nemico. Ma in questo Schifani non ha “le fisique du role”.
Successi che invero Schifani in poco più di un anno dalla sua elezione non ha certamente mietuto. Piuttosto ha raccolto bocciature dall’ARS a go go, dove il suo governo è andato sotto nelle ultime votazioni con sberleffi a destra ed a manca. A cominciare da De Luca che comincia a riorganizzarsi per le prossime regionali che considera ormai vicinissime. In una delle ultime sue dichiarazioni, infatti, De Luca presagiva le imminenti dimissioni di Schifani, passando dalle prove di un accordo elettorale con M5S e PD ad una passeggiata sul trattore di uno dei tanti agricoltori incazzati che stanno paralizzando l’Italia.
“Sono certo – ha detto Schifani puntando su meriti passati che non sono certamente suoi – che i vertici del partito terranno presente che l’Isola è storicamente da sempre una delle regioni più azzurre d’Italia, riconoscendone quindi la giusta rappresentanza. E non per una questione di poltrone, ma per poter condividere le decisioni strategiche del partito in una logica dialettica e costruttiva”.
Un sogno impossibile, visto che Tajani non sembra avere preso sul serio la richiesta di un diritto di tribuna avanzata da Schifani. Di certo né Schifani né i suoi uomini sono considerati così autorevoli da assurgere portavoci, presso i vertici del partito, delle istanze dei schifa…niani, che francamente visti i risultati, ci sembrano più un periodo ipotetico del quarto tipo, se esistesse.
Il rischio concreto è che la Sicilia possa restare al margine dei vertici della rappresentatività di Forza Italia nazionale, tranne forse le due componenti più importanti rappresentate da Falcone a Catania ed da Tamajo a Palermo, gli unici che hanno consenso e potenza di fuoco, la potenza di fuoco che punta ad esprimere F.I. alle prossime Europee, l’obiettivo è una corposa doppia cifra nonostante, vista la dipartita dell’accordo con Cuffaro, è un film tutto ancora da vedere.
Ma se da un lato Schifani non riesce a raccogliere le simpatie anche dei vertici di FI dall’altro è innegabile che non è riuscito nemmeno ad ottenere, in questi mesi, la spinta unanime del suo stesso partito e degli alleati. Forza Italia regionale è dilaniata da una lotta intestina tra maggiorenti più o meno di peso. Primi tra tutti Riccardo Gallo Afflito e Margherita La Rocca Ruvolo. Deputati agrigentini all’ARS che, pur essendo poco benvoluti ed apprezzati dentro FI, più di tutto hanno sentito sul collo il fiato di Cuffaro e della sua Nuova Democrazia Cristiana, e che si sono fatti portavoce di un dissenso che aleggia nell’intero partito regionale. Infatti sono proprio loro che si erano opposti alla spartizione dei manager della sanità nel “retrobottega” di Cuffaro, i bene informati dicono solo perché le loro istanze non hanno goduto dell’auspicato apprezzamento e sono contrari al fatto che la presidenza della provincia di Agrigento (chissà quando) sia appannaggio della DC (destinata a Marco Zambuto che da Gallo e FI è transitato verso Cuffaro e la NDC). Per questo, col voto segreto, sembrerebbe si siano opposti al ritorno dell’elezione diretta. E per dare un segnale ulteriormente concreto del loro dissenso verso la linea Schifani ecco arrivare le dimissioni del Prof. Giovanni Ruvolo dal Cda della fondazione Ri.Med (che promuove, sostiene e conduce progetti di ricerca biomedica e biotecnologica), stimatissimo cardiochirurgo marito della deputata regionale Margherita La Rocca Ruvolo.
Il tutto mentre le ormai imminenti elezioni europee smuovono gli animi e le aspirazioni più recondite. Infatti mentre Tajani punta alla rielezione, in Sicilia, di Caterina Chinnici, da un lato Marco Falcone, a Catania, sgomita per diventare parlamentare europeo e liberarsi così della zavorra Schifani/Armao che lo tiene “prigioniero” a Palermo e che gli ha sfilato la delega alla Programmazione e dall’altro Edy Tamaio, a Palermo, a cui non mancano né i voti né gli amici per avventurarsi in questa operazione, che avrebbe come epilogo la rottamazione della vecchia classe politica, di cui Schifani è il principale esponente.
Così a Schifani non resta che far vincere la teoria “meno siamo e meglio stiamo” e piazzare qui e là i suoi “clientes”, da Piero Alongi al Comune di Palermo a Andrea Peria alla Foss, per finire al ventriloquo Marcello Caruso alla Presidenza (in attesa di posizioni libere migliori), sebbene con la consapevolezza che lui e loro, insieme, rappresentano se stessi e nulla più, in una Forza Italia sempre più divisa e più lontana dai problemi della Sicilia e dei siciliani.