Mimmo Chisari per ZonaFranca (link):
«La Collina di Paternò, roccaforte e centro spirituale nel mondo antico, ha tutte le caratteristiche dell’Acropoli di Lipari nel senso che se si procedesse ad una serie di campagne di scavi a livello stratigrafico si potrebbero individuare reperti risalenti a tutte le varie epoche storiche: dalla preistoria al periodo greco e romano fino al Medioevo e oltre. Essa, nel periodo protostorico, è stata punto d’incontro per tutti quei popoli che, insediatisi in un primo momento sugli assolati poggi, sparsi lungo il corso del Simeto, hanno preferito poi, per motivi strategici e difensivi, riunirsi e vivere in comunità sul Colle. L’acropoli sovrastava tutto il territorio, dove aleggiava un’area di sacralità per l’abbondanza delle sorgenti abitate dalle ninfe e per le ribollenti acque delle Salinelle, presso cui vi era, secondo la tradizione, il tempio della dea Hybla, sede di un oracolo dei sogni. Anche i Normanni hanno intuito l’importanza strategica e la simbologia sacrale del sito, chiamato dagli Arabi Batarnù, costruendo uno dei più saldi dongioni che, ancora oggi, mantiene tutta la possenza della sua grande mole e l’eleganza della sua armoniosa architettura dove la luce si unisce all’ombra, la vita si contrappone alla morte, la nera pietra della lava convive con il bianco del travertino. Tutti i più illustri studiosi dell’Archeologia siciliana, da Bernabò Brea a Paolo Orsi, tanti esimi archeologi, dal prof. Giovanni Rizza dell’Università di Catania alla dottoressa Laura Maniscalco della Soprintendenza di Catania (recentemente nominata Direttore del Museo G. Savasta sez. archeologica), hanno contribuito con i loro studi e le loro pubblicazioni, con le loro scoperte e attività di scavo a porre l’attenzione sull’importanza della Collina identificata come Hybla Gereatis o Galeotis. Reperti, ritrovati sull’acropoli si possono ammirare, oltre che nel nostro antiquarium, nella Collezione Libertini custodita nel Museo Archeologico dell’Università di Catania e in altri famosi musei europei come quello di Berlino. I suoi monumenti (Dongione, Chiese, Cimitero ecc.) così come sono stati inseriti nel contesto (quasi in un percorso processionale) costituiscono, nell’insieme, un unicum dal punto di visa architettonico. Il suo Castello ha avuto tanti illustri visitatori, tra cui possiamo ricordare il mitico Dominique Vivant Denon, primo direttore del Louvre di Parigi, e Malcom Einaudi, che ha visitato il dongione in occasione del Concorso di Poesia Torre d’Argento. Il paesaggio primaverile della Valle del Simeto poeticamente descritto, dall’alto della Collina di Hybla, nel poemetto Pervigilium Venerisha ispirato, secondo lo studioso Carmelo Ciccia, la Primavera del Botticelli. Molti cittadini paternesi amano la Collina, tanti studiosi hanno approfondito, nel corso degli anni, ciascuno, secondo i propri interessi culturali e competenze, vari periodi della sua storia, tanti volontari si sono prodigati per far conoscere e valorizzare i suoi monumenti. Per tali motivi si chiede, da più parti, l’istituzione di un’area protetta o in alternativa la messa in opera di alcuni interventi da parte degli Enti Istituzionali (Regione, Comune, Soprintendenza, Parco archeologico di Catania e della Valle dell’Aci) che possano adeguatamente proteggere i monumenti del Colle da atti vandalici o restauri inopportuni. Accogliamo, dunque, come buon auspicio, la dichiarazione dell’on. Gaetano Galvagno in relazione alla promozione di una campagna di scavi archeologici per valorizzare il patrimonio paesaggistico e monumentale della Collina storica di Paternò. Solo in questo modo si potrà far crescere non solo la storia della nostra Città, ma il livello culturale dell’intera comunità che da tempo aspetta di conoscere gli altri tesori nascosti nel cuore dell’antica Hybla».