Ma qual è il livello di fiducia del cittadino nelle istituzioni oggi? Perché tutte queste vicende hanno spesso al centro personaggi che hanno massima copertura istituzionale.
“Il livello di fiducia non lo devi soltanto costruire. Devi recuperarlo e riaffermarlo, giorno per giorno. Penso all’Università di Catania, alla più grande inchiesta che abbia coinvolto una università italiana e che è precipitata in un silenzio collettivo. Se leggi le intercettazioni, vedi rettori e docenti che si dicono: ‘l’università è roba nostra, appartiene alle nostre famiglie, è destinata ai nostri figli’, come certi privilegi feudali. C’è stata una reazione a tutto questo? Si è aperta una discussione che diventasse una capacità di rinascenza? No, c’è stata l’ansia di mettere tutto a tacere e fare modo che dello scandalo si parli solo nelle aule giudiziarie”.
Come si dovrebbe affrontare la questione secondo lei?
“Non certo alzare le forche in piazza ma ragionare, interrogarsi, recuperare un senso alto, etico sulla funzione del sapere. È stato fatto? No! Per questo mi diverte che, dopo anni di silenzio, da certi ambienti universitari si alzino attacchi proprio contro di noi! E questo disagio riguarda anche la magistratura, me lo faccia dire”.
E si figuri se proprio io non glielo faccio dire, visto che ne ho scritto tante volte.
“La mia generazione ha un peccato originale: avere preteso di affermare un crisma fideistico di infallibilità dei magistrati dopo la stagione delle stragi. Io e tanti altri, scossi emotivamente, abbiamo creduto di dover difendere sempre e comunque la magistratura. Sbagliato. È come se io dovessi difendere i giornalisti a prescindere, per il prezzo che taluni di loro hanno pagato. Il debito morale verso i magistrati uccisi noi lo abbiamo trasformato in una certezza di infallibilità per tutti. Generalizzando e assolvendo a prescindere, abbiamo reso un cattivo servizio ai molti magistrati che fanno un lavoro degno, faticoso e rischioso. Pensare che solo Palamara, o la Saguto come Montante, siano il male mentre gli altri avrebbero solo subito e taciuto: ecco, è molto comodo. Ma è falso”.
Non mi pare che lo scandalo della magistratura abbia avuto un’attenzione proporzionata all’enormità della sua portata.
“Il senso di impunità che manifestava un magistrato come Palamara nei suoi conciliaboli con i politici e nei suoi giochi di palazzo al Csm è rivela un malessere profondo, di una patologia grave. È il segno di una crisi morale che pretende ragionamenti laici, non atti di fede. E invece vedo il modo in cui viene pubblicamente derisa Fiammetta Borsellino quando denuncia, con nomi e cognomi, talune superficialità dei colleghi del padre nelle indagini sulla strage di via D’Amelio. Come a dire: ma come ti permetti? Io invece voglio permettermi, voglio ragionare sull’umana fallibilità di ciascuno di noi. E ho riconosciuto invece lo stesso tono spocchioso nell’anatema con cui alcuni docenti dell’Università hanno accolto le nostre inchieste: ‘ma come ti permetti?' ". (fonte Live Sicilia - Intervista a Claudio Fava di Salvo Toscano).