A sinistra la tragedia si è consumata: non sono passati che un paio di giorni e l'alleanza Partito democratico-Azione si è già disciolta. Enrico Letta, amareggiato, torna a puntare il dito contro Carlo Calenda. "Nemmeno una telefonata", va ripetendo il segretario dem: "Che promesse può fare agli italiani uno così? Non è vero che sabato mi ha avvertito per dire che rompeva, ha chiamato Franceschini e non me. E alle mie telefonate non ha proprio risposto. Ma per favore, cerchiamo di non scadere nelle cose piccole".
Proprio nella giornata di domenica 7 agosto, il leader di Azione, ospite di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più, non ci è andato per il sottile. D'altronde, è stato lui a fare un passo indietro rispetto a quanto siglato con l'ex alleato. "La scelta di andarsene l'ha fatta lui, non io - prosegue Letta -. Però rimarrà solo. Non si può fare politica così, non puoi fare accordi soltanto con te stesso". E ancora, raggiunto dal Corriere della Sera: "Non ho mai visto un simile solipsismo". Nemmeno Matteo Renzi, a suo dire, è al suo livello: "Non c'è paragone. Calenda è veramente un caso unico. Però ripeto, rimarrà solo".
E così il Pd tira dritto. Il programma del fu "campo largo" rimane sempre lì, sul tavolo. Ma senza, oltre Azione, ai Cinque Stelle: "Un patto con il Movimento non esiste proprio, non siamo banderuole. Ora che Calenda ha scelto la sua strada viene fuori con ancora maggiore evidenza la scelta irresponsabile di Conte. Ha fatto cadere il governo Draghi, innescando una situazione gravissima e preoccupante per il Paese". La parola passa dunque agli italiani.