16 febbraio 2022

BORGESE VS. GIARRUSSO. IL SENATO STABILISCE INSINDACABILI GLI INSULTI DEL PARLAMENTARE AL CITTADINO

 

Ricorderete quando il M5S, partito nel quale era stato eletto Mario Giarrusso da Catania, riteneva che non bisognava fuggire dai processi, bene adesso il senatore in questione, espulso dal M5S, cambia idea e fugge dal processo che lo vedeva imputato per gli insulti alla giornalista Debora Borgese. Invoca l'insindacabilità delle proprie opinioni anche se queste, oggetto del processo, non c'azzeccano con opinioni e/o valutazioni politiche, ma sono solo mere e chiare offese con allusioni sessiste. I particolari:

L'ipocrisia crassa sui provvedimenti parlamentari in merito alle misure di contrasto alla violenza di genere si esprime il tutta la sua essenza al Senato della Repubblica che con 47 astenuti e 55 voti contrari approva l'insindacabilità al 𝐬𝐞𝐧𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐌𝐢𝐜𝐡𝐞𝐥𝐞 𝐆𝐢𝐚𝐫𝐫𝐮𝐬𝐬𝐨 rinviato a giudizio per diffamazione per avere osato definirmi "Madame de Pompadour" con chiari allusioni sessiste in danno al mio onore e alla mia dignità di donna.
Il senatore si è divertito, come nel suo stile, a maramaldeggiare una comune cittadina ferendola nella sua rispettabilità. Il Parlamento della Repubblica Italiana, approvando l'insindacabilità per questi fatti a uno dei suoi rappresentanti, ha calpestato i passi in avanti fatti in questi anni per una maggiore tutela delle donne vittime di violenza: dietro il mio esposto per diffamazione c'era e continua a esserci difesa e tutela contro la violenza di genere anche verbale che generano questi insulti gratuiti e squallidi che per il Parlamento rientrano nelle funzioni parlamentari. Oltre le fiaccolate, le scarpe e le panchine rosse c'è di più. Oggi il Parlamento ha perso un'occasione mancando di coerenza e non prendendo una posizione che sembrava decisa, netta. Diciamo sempre che occorre avere fiducia nelle Istituzioni ma oggi, francamente, sono solo disgustata verso chi ha sostenuto l'istanza del senatore. Tengo particolarmente invece a ringraziare il senatore Pietro Grasso e Liberi e Uguali, la senatrice Grazia D'Angelo e il MoVimento 5 Stelle per avere preso le mie parti in aula.