05 dicembre 2020

⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ PSICODRAMMA ALL'ASSEMBLEA M5S DI IERI SERA

 


Al Senato M5s non è sotto controllo.

5 Stelle in fibrillazione. Di Maio prova a convincere i ribelli: "Votare no significa portare Conte al patibolo". Molti però rimangono intransigenti. Il voto del 9 fa tremare i polsi.

Le chat sono impazzite, i telefoni sono roventi. L’assemblea dei deputati e senatori grillilni si infiamma. L’ala governista del Movimento 5 Stelle prova a convincere i ribelli a votare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità o almeno ad uscire dall’Aula o ad astenersi. Alla Camera la situazione è sotto controllo, lo stesso non si può dire del Senato tanto che il voto del 9 dicembre sull’informativa del premier Giuseppe Conte fa tremare i polsi. A maggior ragione alla luce della telefonata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, nella quale i due hanno condiviso il “no a imposizioni europee che mettono a rischio i risparmi e il lavoro degli italiani” e che non ci sarà “alcuna stampella per una maggioranza divisa e litigiosa”.

Questa sera, durante l’assemblea dei deputati e dei senatori convocata d’urgenza, diversi firmatari della lettera anti-Mes hanno ribadito il loro ‘no’ alla riforma che, secondo le richieste dei ‘dissidenti’, deve essere subordinata all’approvazione di una serie di altri interventi economico finanziari in sede europea (la cosiddetta logica di “pacchetto”). Ecco Susy Matrisciano, presidente della commissione Lavori di Palazzo Madama: “Bisogna rinviare la ratifica della riforma del Mes”. E’ lei, insieme al deputato Alvise Maniero, a fare da portavoce alla fronda dei ribelli. Ma c’è anche il senatore Mattia Crucioli: “O viene rinviata o voto contro”.

A nulla sono serviti gli interventi di alcuni emissari, come i deputati ‘dimaiani’ Michele Gubitosa e Cosimo Adelizzi, che nel corso del pomeriggio avrebbero provato a sondare gli umori dei colleghi più oltranzisti invitandoli alla “responsabilità” in un momento particolarmente delicato per la tenuta del governo, alle prese con la gestione della pandemia. Lo stesso Luigi Di Maio nel corso dell’assemblea è intervenuto per dire che votare ‘no’ il 9 dicembre significa “portare la testa di Conte sul patibolo”. E poi spiega che “non si voterà per accedere al Mes. È una bugia. I numeri per essere approvato in Parlamento non ci sono. Invece “il Presidente del Consiglio all’Eurosummit si dovrà esprimere sulla riforma”. Quindi, aggiunge il capo delegazione Alfonso Bonafede, “non votare la riforma del Mes significa mettere in difficoltà il governo. E’ da irresponsabili”.

C’è chi denuncia “forti pressioni” da parte dell’ala governativa. La deputata Manuela Corda prende la parola: “Questo è fascismo”. L’accusa arriva anche dall’ex grillino Raffaele Trano, già presidente della Commissione Finanze: “Alcuni miei colleghi del Movimento - dice Trano all’Adnkronos - mi hanno rivelato di aver subito pressioni da parte di esponenti della compagine governativa. Il clima è molto pesante. È stato detto loro di prendere le distanze dalla lettera e votare la risoluzione di maggioranza per autorizzare la riforma del Mes o, in alternativa, di non presentarsi in Aula se proprio non vogliono votare sì”.

C’è chi è pronto a scommettere che il governo non cadrà, secondo il principio che nessun parlamentare M5s ha voglia di tornare a casa interrompendo così bruscamente la legislatura o di prendersi la responsabilità di aver fatto cadere un governo in piena pandemia. Piuttosto questo sarebbe un modo per contarsi e per contare in vista delle votazioni per scegliere i rappresentanti all’interno dell’organo collegiale che guiderà il Movimento. I capi della fronda sono Nicola Morra, scaricato dai vertici del partito quando pronunciò parole spiacevoli su Jole Santelli, Barbara Lezzi, l’ex ministra non confermata nel secondo governo Conte, ed Elio Lannutti al grido di “noi non la votiamo”. Il deputato Raphael Raduzzi ricorda che M5s è sempre stato contrario alla riforma del Mes: “Cosa è cambiato?”.

In questo contesto si inserisce Beppe Grillo, volutamente ambiguo, che nel suo classico gioco del detto e non detto mette sul tavolo del Movimento 5 Stelle la possibilità di uscire dal guado. Accontenta tutti, i governisti e i ribelli, e di certo dà una mano al premier Giuseppe Conte. Il titolo del post “La Mes è finita” piace ai parlamentari grillini che nella lettera hanno minacciato di non votare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità mercoledì al Senato. Ma nel dettaglio il Garante M5s non dice di non votare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità piuttosto di non utilizzare il Mes sanitario “inadatto ma anche del tutto inutile per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato”. E poi cita il premier Giuseppe, facendogli da sponda: “A ricordarlo, ogni qualvolta gli viene messo un microfono sotto al naso, ci ha già pensato il nostro presidente del Consiglio Conte dicendo più e più volte che ’disponiamo già di tantissime risorse (fondi strutturali, scostamenti di bilancio, Recovery Fund ecc..) e dobbiamo saperle spendere”. “Non è una questione di soldi – aggiunge - che sembrano esserci, ma come e dove usarli”. Meglio allora, osserva Grillo, optare per “una patrimoniale ai super ricchi”.

Nicola Morra plaude tirando il Garante sulla sua sponda. Ma dal canto suo, anche il capo politico, Vito Crimi, va sulla scia del fondatore e chiede a tutti di stoppare “individualismi e battaglie personali” e marciare “uniti a compatti” a sostegno di Conte in Europa. Lo stesso fa Di Maio che cavalca il tema della patrimoniale.

Si cerca un compromesso in vista di mercoledì prossimo. Che potrebbe consistere nel votare sì alla riforma del Mes, o astenersi, ma mettere per iscritto che l’utilizzo del Mes sanitario è vincolato a un voto che il Parlamento dovrà esprimere. Per far cadere il governo una decina di grillini dovrebbero votare contro la risoluzione di maggioranza. I firmatari della lettera sono quindici ma difficile che arrivino compatti al traguardo.