Luigi Di Maio sbaglia tre volte il congiuntivo sui social e finisce triturato dall'ironia degli internauti. É stato l’account Twitter @nonleggerlo a cogliere e immortalare tre versioni di un post (due su Twitter e uno su Facebook) tutte clamorosamente sbagliate nell'uso del congiuntivo.
Ma non è finita qui: a peggiorare la situazione c'è anche una terza versione che il capo grillino pubblica sul proprio profilo Facebook. «Se c'è il rischio che due soggetti spiassero le massime istituzioni dello Stato qual è il livello di sicurezza...». Insomma, un disastro.
Il ministro degli esteri del Movimento 5 stelle non è nuovo a scivoloni grammaticali. Uno dei più rimbalzati sul web è certamente quello che lo vide protagonista nel settembre scorso, quando dal palco di un comizio organizzato con Grillo e tutto il gotha pentastellato a Nettuno disse testualmente: «Come se domani presentassi venti esposti contro Renzi, lo iscrivessi nel registro degli indagati e verrei in questa piazza e urlerei Renzi è indagato». In quel caso la gaffe arrivò a ridosso della bufera per aver letto e non capito (come ammise lui stesso) la famosa mail che informava i vertici grillini dell'indagine giudiziaria a carico dell'ex assessore capitolino ai Rifiuti Paola Muraro.
E non è solo la grammatica ad aver creato imbarazzi a Di Maio. Paragonò Renzi a «Pinochet in Venezuela». Peccato fosse il Cile. Scambiando anche la Basilicata per la Puglia.
Dante si rivolta e ci scrive dall'aldilà.