03 luglio 2020

VOTARE PER RIFORMARE L’(IN)GIUSTIZIA



di Cesare Alfieri
L’Italia non è una democrazia liberale. È chiaro infatti che ciascun italiano rischi di finire davanti all’Inquisizione e al “plotone d’esecuzione” per le proprie idee, qualsiasi cosa abbia e soprattutto non abbia fatto. La giustizia, in Italia, è ingiusta. È evidente dalle chat dei giudici politicizzati, a cui sono da aggiungere le denunce del giudice della Corte di Cassazione Amedeo Franco sulle sentenze contro Berlusconi. Tutti noi possiamo essere condannati ingiustamente in base al puro arbitrio.

Ecco “spiegate” con chiarezza le frequenti epurazioni dalle professioni pubbliche o simil pubbliche, e negli ordini “professionali” italiani: giornalismo, medicina, avvocatura, eccetera. Procedimenti ed allontanamenti sospetti in quanto privi di ragione e, drammatiche epurazioni fasciste fatte all’interno dei consigli degli ordini professionali, (come quello ad esempio dei giornalisti con la persecuzione di Vittorio Feltri) o degli avvocati, o dei magistrati ca va sans dir, e nelle università pubbliche ad opera dei baroni, cioè degli impiegati pubblici, per escludere chi la pensi diversamente dal pensiero comunista imperante e anacronisticamente superato in ogni dove e ogni parte del globo terraqueo. Il Pd ex Pci/Ds/Pds/Margherita e via dicendo, affiancato dagli ex disoccupati del Movimento 5 Stelle avvinghiati alle poltrone pubbliche arraffate, epura per mantenere stipendi pubblici il potere politico lottizzato. Non c’è legge o regola che tenga! Al contrario viene utilizzato perfino il “codice etico” per formalmente “giustificare” le epurazioni.
Ecco perché nella pubblica amministrazione non funziona niente, ecco perché la giustizia in Italia è ingiusta ed arbitraria: tutto è politicizzato a senso unico. Alla luce di ciò, non è difficile giungere alla conclusione che ci sia stato il “golpe” in Italia, e non solo uno. E che, per i golpisti, non è stata applicata nessuna legge e nessuna regola, non sono mai stati né messi alla sbarra tantomeno inquisiti e perseguiti, al contrario l’hanno fatta e la fanno tuttora da padroni, occupato tutti i principali posti pubblici apicali della pubblica amministrazione e della nostra malandata Repubblica.
C’è stato un “golpe” in Italia, negli anni Novanta, con l’assalto dei giudici politicizzati di Tangentopoli al potere politico ed allo stato di diritto italiano. C’è stato un “golpe” in Italia, nel 2011, quando il governo eletto con a capo Silvio Berlusconi è stato forzatamente destituito e sostituito con il governo non eletto dagli italiani dell’ineletto Mario Monti, creato da Giorgio Napolitano direttamente dalla presidenza della Repubblica. C’è stato poi un “golpe” continuo, dal 2011 ad oggi, contro la democrazia e lo stato di diritto in Italia con i governi - sempre ineletti - che da allora si sono succeduti - di Letta, Renzi, Gentiloni 1 e 2, e, ancora, adesso, Conte 2.
Viviamo di fatto sotto un “golpe” da circa una trentina d’anni. E nell’ultimo decennio è stato via via smascherato e decifrato per poi, oggi, essere colto in flagrante. È davvero banale notare adesso che le sentenze truccate di Tangentopoli e successivamente quelle contro l’eletto Berlusconi al governo del centrodestra - prendiamone una a caso, quella del 2013 della Cassazione che lo stesso giudice componente del collegio Amedeo Franco oggi defunto ha rivelato essere una porcheria cui non avrebbe voluto prendere parte essendovi stato costretto per salvare il suo stesso posto pubblico all’interno della Corte - hanno cambiato la storia politica tutta del nostro Paese. L’intero panorama politico e la storia dell’Italia, la nostra storia e le nostre vite personali e professionali di elettori liberali di centrodestra, non sarebbero state le stesse.
Quanti italiani distrutti dalla ingiustizia dei giudici politicizzati e della pubblica amministrazione italiana lottizzata, raccomandata e occupata militarmente? La democrazia liberale è da trent’anni imprigionata in un involucro viziato e corrotto, una camicia di forza che ha trasformato un Paese occidentale in teoria, di fatto in un vero e proprio totalitarismo, sullo stile di Venezuela, Iran o Corea del Nord.
In Italia sono gli stessi poteri dello Stato ad essersi rivoltati contro le regole stesse fondamentali e fondanti del nostro Stato, a partire dalla Costituzione nei fatti strumentalizzata per eliminare i “nemici” politici, cioè tutto il centrodestra italiano. Oggi in Italia c’è uno statalismo fattosi stalinismo esasperato ed esacerbato, violentemente spietato contro gli italiani che, ad esempio, tentino ancora di produrre qualcosa. Lo statalismo in stile sovietico è incistato in tutti i gangli della Repubblica. La nostra stessa essenza di Paese democratico occidentale è stata snaturata dentro un regime mascherato, in cui i giudici politicizzati sono lo strumento per fare “carne da macello” di tutta la politica, soprattutto contro chi non la pensi come loro. Il potere giudiziario si è mosso e si muove tuttora contro come un “plotone d’esecuzione” contro gli italiani dello schieramento politico diverso da quello dominante, persone che “devono essere condannate a priori perché sono mascalzoni”.
Un’ultima notazione. L’unica possibilità per l’Italia di passare oltre e andare avanti è andare a votare. Oggi lo dobbiamo fare, costi quel che costi, tenendo ben presente che, come ci ha informato Palamara, i vertici degli uffici giudiziari sono nominati indipendentemente dal valore delle persone ma solo ed unicamente in relazione ad equilibri di potere nell’ambito delle correnti della magistratura politica. E tenendo altresì bene presente che si deve votare, o meglio esortare Mattarella a portarci votare, anche contro la volontà dello stesso Mattarella che - guarda caso - vi si oppone.