La sentenza a 3 anni e 8 mesi per Silvio Berlusconi nel processo Mediaset Agrama del 2013 fu "una sentenza clamorosamente sbagliata dal punto di vista giuridico". Secondo Alessio Lanzi, docente universitario di diritto penale e attuale membro laico del Consiglio superiore della magistratura, quella condanna era "basata su invenzioni dottrinali senza precedenti. Una sentenza inventata, che non stava né in cielo né in terra".
Parole durissime, rilasciate al Giornale, che gettano ulteriori ombre sulla Corte della Cassazione presieduta dal giudice Antonio Esposito. Un presidente di corte "pressato", ha sostenuto in una conversazione con lo stesso Berlusconi, registrata, uno dei membri della corte, Amedeo Franco, che ha parlato di una sentenza "pilotata dall'alto", una "condanna a priori" per l'ex premier leader di Forza Italia. Tutto torna, tutto si tiene. Lanzi è stato avvocato di Fedele Confalonieri, assolto con sentenza definitiva, fino all'Appello di quel processo, e ora ripete: "Per condannare Berlusconi, che in Mediaset non aveva cariche, ricorsero a una figura, quella del cosiddetto autore mediato mai comparsa nè in primo grado che in appello, e introdussero un concetto, il falso qualitativo delle fatture pagate da Mediaset, che era una cosa mai vista né prima né dopo". Berlusconi e i suoi legali hanno fatto ricorso al Tribunale dei diritti dell'uomo di Strasburgo? "Aldilà del fatto eclatante, possono considerare che la sentenza Berlusconi è fuori dalle regole del diritto. Le opzioni per condannare l'Italia le hanno", assicura Lanzi.