24 luglio 2020

MARAVIGNA - POGLIESE, AMICI CONTRO



Avevo deciso di astenermi da ogni commento sulla sentenza di condanna comminata a Salvo Pogliese.
Mi sembrava ingiustificato il capo di imputazione 2 anni fa quando decisi di sostenerlo nella sua candidatura, non cambio idea adesso che non lo sostengo più per la sua incapacità, o mancanza, di volontà di realizzare il programma politico sul quale è stato cercato e trovato il consenso degli elettori catanesi.
Intervengo, invece, sulle reazioni alla sentenza così scomposte, dall’una e dall’altra parte, da fare trovare conferma alle mie preoccupazioni per il basso livello del confronto politico nella città. Sento parlare di “ sentenze politiche”. Le sentenze politiche, non c’era bisogno del caso Palamara per farcelo scoprire, in Italia esistono, da Tangentopoli ai processi a Salvini tanto per citare i casi più noti. Ma una sentenza non politica può diventare politica a causa della malevola strumentalizzazione che si fa della stessa. Per essere chiari: non vedo discendere da questa sentenza nessun obbligo morale di Pogliese di dimettersi da Sindaco di Catania. Le forze di opposizione a Pogliese ( che in questi due anni hanno dato prova di totale inconsistenza ed inutilità politica) parlano di opportunità delle dimissioni. Se la legge Severino prevede la possibilità per il sindaco, condannato in primo grado, di rimanere “sospeso” per 18 mesi, non vedo per quale arcana ragione ciò che non prevede la legge debba essere più opportuno di ciò che, invece, la legge prevede. La decisione se dimettersi o meno spetta unicamente a Salvo Pogliese ( e alle liste, ai partiti e... anche ai “saggi” che l’hanno sostenuto mettendoci la faccia..., ogni riferimento è puramente voluto) e se dovesse decidere di non dimettersi, sarebbe una decisione pienamente legittima sulla quale “ex ante” non ci sarebbe nulla da dire. Eventualmente i conti politici potrebbero essere tirati solo alla fine. Quindi estremo biasimo per chi vuole utilizzare questa sentenza per ribaltare una sconfitta elettorale. D’altro lato mi destano altrettanta perplessità i commenti dei partigiani di Pogliese che parlano di sentenza politicizzata. Hanno già letto le motivazioni della sentenza ed hanno trovato errori di giudizio così gravi da potere affermare la mala fede dei giudici di Palermo? Qualcuno ha prova di una loro corruzione, della loro partecipazione a incontri clandestini per pervenire illecitamente alla condanna del nostro primo cittadino? Anche loro dovrebbero essere considerati innocenti fino a prova contraria o la presunzione di innocenza vale solo per Pogliese ma non anche per i magistrati che lo hanno giudicato? Assieme a Pogliese , tranne Bufardeci , sono stati condannati altri 4 deputati regionali( tra i quali una persona a me molto cara, compagno di scuola e di consiglio comunale a cui, in questo momento, sento di esprimere tutta la mia vicinanza) Tutti per il medesimo capo di imputazione. Chi ritiene “politica” la sentenza pensa dunque che per condannare Pogliese abbiano condannato altri quattro innocenti? E, scusatemi, mi interessa da giurista, sulla base di quali considerazioni di diritto, mi rivolgo a voi, lo pensate? Questa sentenza, allo stato delle nostre conoscenze, non è una sentenza politica. Può essere una sentenza giusta o può essere una sentenza sbagliata. L’appello dirà quale delle due ipotesi è fondata. A farla diventare una sentenza politica sono le reazioni metagiuridiche degli avversari e dei sostenitori politici di Pogliese. Io, e chi come me, ritiene che Pogliese non sia adatto a fare il sindaco di Catania non diciamo nulla su questa sentenza. I Pogliese, i Bianco, il loro sistema ( sono la stessa cosa...) li vogliamo battere nelle urne e ci prepariamo a farlo, indifferentemente, tra uno o tra tre anni. Ma mai attraverso una via giudiziaria. Pietro Ivan Maravigna