06 giugno 2020

COSÈ IL SISTEMA CATANIA?


Marco Benanti per Iene Siciliane
Le “anime candide” del sindacato -ma non solo quelle- hanno “scoperto” che la leadership sindacale può mostrare il meglio e il peggio di sé, tipo qualche imbarazzante intercettazione (al netto degli aspetti penali che non esistono e che soprattutto non solo il “cuore” della questione) con ambientazioni “similGomorra” alla ricerca di consenso elettorale.
Che “indignazione”! Ci si aspetterebbero, allora, prese di posizioni in serie, dichiarazioni e analisi: invece, siamo alle solite. Ovvero? “Battibecchi” su facebook, parole misurate di chi ha vissuto evidentemente su Marte e pensa forse che chi legge si possa accontentare di “verità” di facciata, slogan. Insomma, scaramucce.


Il ruolo politico-partitico nel sistema di Potere catanese del sindacato, in questo caso della Cgil non è una novità, non è un fenomeno di questi anni, non si può ridurre a “lotta di apparato”: basta -citiamo solo qualche esempio- rileggere il paragrafo dedicato alla sinistra catanese da Claudio Fava in “La mafia comanda a Catania “(anno 1991), basta ripercorrere gli anni Novanta con il ruolo strabordante del sindacato (e della magistratura) ad occupare gli spazi lasciati dalla politica, fino agli anni Duemila, dove, in Cgil, emergono le ambizioni personalistiche dell'on. Raia, attorno alla quale si coagula un gruppo sindacal-familiare nella “migliore” tradizione della sinistra catanese (ricordiamo, solo en passant, che nel 2013 Angelo Villari e la Cgil appoggiando la candidatura di Enzo Bianco a sindaco di Catania fecero “crollare” la segreteria Pd “targata Spataro-Berretta”), dove le famiglie hanno fatto e fanno il bello e cattivo tempo da decenni. Il Pd, nel frattempo, a Catania resta un "aborto politico", un'aggregazione di correnti e di segreterie politiche. Nulla di più.
Ma c'è di più: il “Sistema Catania” è tale perché oltre le finte contrapposizioni, la realtà politica (“verità effettuale” si sarebbe detto in altri tempi) è quella del trasformismo e della consociazione attorno ad interessi piccoli e grandi. Sarà una coincidenza, ma il centrodestra -”buono” magari per qualche “sparata” demagogica o qualche “manifestazione antifascista”- resta silente anche stavolta davanti agli aspetti politici generali che emergono dalla vicenda Villari “comitato elettorale Pd-Cgil”.
Silenzio. Silenzio dagli altri sindacati. In una città abituata all'accomodamento è la “regola”.
Del resto fra “compari” quale “guerra” si può mai fare?