22 maggio 2020

ANTIMAFIA, MAGISTRATURA, DUE LOBBY PER UNO PSEUDO STATO ETICO



L'editoriale di POLIBIO

La divaricazione tra l’apparire ed essere, oggi nell’era della bolla mediatica, si fa sempre più
larga e pesante. I professionisti dell’antimafia da tutti ammirati per il rigore morale che
dimostrano, la rettitudine, l’impegno antimafia, man mano che si scava nella palude di melma,
di contro sembrano più simili a coloro i quali affermano di combattere.
Certamente il cittadino pensante è sconvolto non avendo più punti di riferimento cui tendere. Stessa sensazione si registra anche  nei confronti della magistratura dove si nota una caduta verticale di credibilità. Non si sente più ricorrentemente la frase d’occasione “riponiamo fiducia nella magistratura”.
Questo è un dato che risulta da tutti i riscontri demoscopici. Oggi sia i riscontri che le informazioni sono favoriti da una tecnologia avanzata e viaggiano a diffusione velocissima, per cui i totem del secolo vengono come dire smascherati,  messi a nudo. Si scopre che ambedue, antimafia e magistratura, ma senza mai generalizzare in entrambi i casi ove esistono persone perbene, sono delle lobby per il potere, una lotta tra clan ai danni del popolo.
Facciamo alcuni esempi attuali. Oggi scoppia il caso Sanità Siciliana che vede coinvolto 
Candela,“uomo ammirato da tutti (come sostiene qualcuno) per il suo rigore morale, la sua
rettitudine, il suo impegno antimafia. Ha ingannato tutti: il Prefetto che gli ha assegnato la
scorta per proteggerlo dalle intimidazioni, il Presidente della Repubblica che lo ha insignito
della medaglia al valore, il Presidente della Regione che lo ha nominato capo del Comitato
Tecnico Scientifico (a titolo gratuito, errore fondamentale che potrebbe spiegare il perché)
e una miriade di persone che vedevano in lui un esempio da seguire...La realtà è opprimente,
sconvolgente”
Questa l’affermazione di un cittadino sui social. Stesso sentiment che si ha oggi per la
magistratura dove appare un mondo fatto di lottizzazioni, pezzini di raccomandazioni,
influenze e aggiustamenti di processi, costruzione di dossier per i rivali o nemici, tutto
documentato da intercettazioni e chat. Le intercettazioni del caso Palamara ne sono la fotografia.
Due facce della stessa medaglia, quella delle lobby etiche, o pseudo tali,  gravate da una
responsabilità che ferisce tutta la comunità che ha creduto nella buona fede, nell’oggettività 
dei comportamenti, nella linearità delle azioni di quelli che Sciascia definì, mirabilmente,
"professionisti dell'antimafia", o nell’altro caso “professionisti per la legalità”.
Niente di tutto questo.