"Chi ti conobbe ti amò, chi ti amò ti piange" (cit.).
Ripercorriamo la sua storia che certamente ha lasciato un ricordo che non si dimenticherà presto attraverso il servizio puntuale di Orazio Caruso per VideoStar e di seguito un ricordo.
Domani alle 16 i funerali in Cattedrale in piazza Duomo a Catania.
La “festa esagerata”
di quell’eterno ragazzo
Ciao Nino
Di solito sono io a chiamare il direttore del giornale, dargli una notizia a proporgli un pezzo. E la regola del giornalismo. Per questo quando sabato mattina ha squillato il telefono e sul display è apparso il nome, Antonello Piraneo, mi sono meravigliato. “Direttore dimmi”. Un attimo lunghissimo di silenzio….”Fabio è morto Nino Strano”. E non sai dire altro che “no,no, no”. Non so quanti no ho pronunciato. Piangendo? Sì, piangendo. Piangendo per un amico, grande amico, un fratello. “Scrivi un pezzo per il giornale”? Un pezzo? Su cosa?, su chi? Su Nino Strano che ci ha lasciato. Per sempre. Come si fa a raccontare Nino Strano. Parlare della sua carriera politica? Consigliere, comunale, deputato regionale, assessore al Turismo, Senatore della Repubblica e puoi aggiungere tanti altri titoli buoni solo per i biglietti da visita. Ma Nino non è stato niente di tutto questo. E’ stato molto ma molto di più: un uomo vero che si è nutrito di vita e non certo di politica anche se alla politica ha dedicato, non ricambiato, anni, tanti anni, della sua esistenza. Infinite le cose che ti passano per la testa pensando a Nino cercando di metabolizzare il fatto che non ci sia più. Tante cose sì, ma non riesci a dare un ordine ai tuoi pensieri che vorresti trattenere ma scappano da tutte le parti. Pensieri, il suo amore per la musica, per il teatro e per il cinema e la sua grande amicizia con Franco Zeffirelli. Pensieri che si accavallano e scappano. Pensi a tutto ma viene sempre in mente la stessa identica cosa. Nino Strano un amico vero. Chi lo ha conosciuto non ha potuto fare a meno di volergli bene. Era impossibile non volergli bene. Ha quasi voluto dare un segnale di quello che è stato il senso della sua vita straordinaria. Nella casa dove abitava una grande veranda al primo piano divisa da un altro appartamento da un sottile canneto. Da una parte di quel canneto lacrime e disperazione dall’altra parte una festa. Torta, tappi di spumante risate e un gradevole profumo di rustici. Sembra quasi una scena del film “Una festa esagerata” di Salemme, ma Nino a quella festa dei vicini sarebbe andato. Chissà, al di là della retorica, forse ci è andato ugualmente. Una festa esagerata, la vita di Nino Strano è stata una continua festa esagerata con al primo posto il grande amore per il figlio Giuseppe, la moglie e i nipoti. E il fratello, Francesco il più grande ma forse nel dolore anche il più fragile. Il suo sorriso era contagioso come la sua allegria, la sua voglia di vivere. E senza dimenticare il suo grande amore per Taormina. E quando un amico chiamava lui c’era sempre e comunque. Salvò le Universiadi in Sicilia, riportò il grande ciclismo e fece accordi con flussi turistici da tutto il mondo e tirò fuori dal cappello al cilindro delle sue idee anche Il circuito del mito. Sì lo so, chi legge, adesso teme che non parlerò della mortadella. Niente di tutto questo. Nino nel sul suo libro “Je ne regrette rien”, sceglie come foto per la copertina quella immagine al Senato. “Non rimpiango nulla”. E così è stato. I moralisti (falsi) non solo del centrodestra non lo vollero più. Come se si fosse macchiato di una colpa indelebile. Domani (lunedì) alle 16 in cattedrale verranno in tanti. Gente comune, della strada. Amici. Anche qualche avversario politico. Verranno anche i finti amici, passerella d’obbligo, quelli senza vergogna. Ma quelli Nino nemmeno li guarderà. Come ha sempre fatto. Anche se Nino, un sorriso, non lo hai mai negato a nessuno.
Fabio Tracuzzi