20 gennaio 2023

PATERNÒ: LE MANI SULLA CITTÀ 2. CIATTO (PD) NON CI STA.

 


Egregio Direttore,
in questa quiescenza generale nella quale è caduta Paternò, tra un taglio di nastri ed una ballata carnascialesca, qualcosa si muove. Ma per chi e verso quale direzione si muove? I nostri amministratori — approfittando dell’ assordante silenzio che ormai regna sovrano in Città — hanno pensato bene di fare arrivare al consiglio comunale una proposta di delibera che, per usare un eufemismo, potremmo definire discutibile. Il tema — ça va sans dire — è la solita urbanistica e l’utilizzo del territorio. La delibera in questione — rifacendosi ad una normativa regionale, peraltro impugnata dal governo nazionale perché viola in diversi punti le norme a tutela della pianificazione e del paesaggio — fa atterrare (per restare in tema) in consiglio comunale il regolamento “per la cessione di cubature e trasferimento delle volumetrie”. Detta così sembrerebbe qualcosa del tutto innocua, ma proviamo a rendere più chiare le cose. In questo senso, se il linguaggio sarà poco tecnico, è solo per renderlo intellegibile a quante più persone possibile. Siamo disposti, chiaramente, ad approfondire l’argomento qualora lo si volesse.

In buona sostanza il regolamento in questione dice che si possono trasferire (cedere) cubature da una parte all’altra del territorio cittadino e consentire così di edificare o di fare insediamenti produttivi. L’area da cui parte la cubatura si chiama “area di decollo” e l’aera in cui arriva “area di atterraggio”. Sin qui, nulla quaestio. Il problema si pone quando tutto questo avviene in assenza del Piano Urbanistico Generale (vecchio Piano Regolatore), cioè in assenza di un quadro di regole chiare, trasparenti e quanto più democratiche. In buona sostanza, il rischio che si corre è quello di avviare una “speculazione edilizia mascherata”. In altri termini di mandare a puttane l’intero territorio. Vi è di più, e di peggio. Infatti la commissione urbanistica ha presentato un emendamento al regolamento, che riguarda le zone agricole. L’emendamento allarga le maglie della norma, rendendo più facile edificare in zona agricola. Anche un bambino capirebbe cosa questo comporterebbe: lo scempio del territorio. Quello che salta agli occhi, peraltro, è una generale confusione sull’argomento. Una scorretta interpretazione della ratio della legge regionale. In conclusione, ci si chiede: perché non si mette seriamente mano al Piano Urbanistico? Perché si vuole che questa Città diventi un “far west” dove ciascuno fa quel che vuole? Se in questo senso c’è qualcosa che si muove, perché non si mette da parte questo regolamento? O comunque si consente di apportare significative modifiche? Chiediamo al Consiglio comunale di aprire un dibattito con l’intera Città e soltanto dopo di pronunciarsi su questioni così delicate. Dimostrerebbe, in questo modo, che sono solo dicerie quelle che vorrebbero questa assise civica come un’unica grande “accozzaglia” senza distinzione tra maggioranza e opposizione.

Giancarlo Ciatto, ‘PD’