Qualche giorno fa qualcuno mi chiese il perché da qualche tempo faccio continui appelli alla qualità della politica, ritenendo quella attuale,all’ombra dell’Etna, pervasa da mediocrità e scarsa qualità. Per spiegare questo sillogismo, non occorrerebbe grande sforzo intellettuale, basterebbe fare semplicemente il cronista, e sottolineare i comportamenti, non solo quelli reconditi o sottesi, ma solamente quelli evidenti, degli operatori della politica, che occupano gli scranni delle pubbliche istituzioni in nome di un mandato ricevuto dal popolo sovrano, che sceglie i propri rappresentanti locali in base alla vicinanza d’abitazione, alla parentela, all’utilità personale di piccoli e miseri “favori” ricevuti. Una tendenza che ritrova maggior riscontro nella minore analisi di scelta di quelle classi che hanno poca capacità critico-culturale.
E non mi riferisco solo alle classi meno abbienti, ma ad una pericolosa e crescente deriva intellettuale che tocca tutte le fasce. Si assiste quindi ad una mera occupazione da parte dei rappresentanti del popolo di posizioni di rendita politica, una occupazione del potere o di quello che c’è, che non hanno “educazione” alla democrazia.
Educare alla politica risponde ad un bisogno sociale, perché la società possa essere composta ed avvalersi di cittadini capaci di chiedere ed esercitare la democrazia in modo critico ed autonomo, secondo un progetto di uomo e di donna preciso. Progetto che nasce dal credere l’uomo e la donna al centro, soggetto-oggetto della domanda politica, in un continuo, costruttivo rapporto tra bene comune e bene individuale.
Non c’è stato tempo di formare una classe dirigente per sopperire al salto generazionale (parlo di generazione politica oltre che anagrafica) che è stato frutto della crisi del sistema che vi è stato all’inizio degli anni ’90, e quei giovani che allora si affacciavano con autorevolezza alla ribalta, sono stati spazzati via da un rigurgito socio-emozionale che ha buttato via l’acqua sporca assieme al bambino. Ora quella classe giovane di allora, che sono i 50enni di oggi ha questo dovere, questa sfida, ove possibile, rendere un servizio alla società dove vivono, e dove vivono i loro figli. La sfida di formare la classe dirigente di domani. Recuperare la cultura ed educare alla DEMOCRAZIA. Senza condizionamenti derivanti da calcoli del consenso elettorale, tagliando e ricucendo gli strappi doverosi che devono essere fatti. Ognuno per le proprie responsabilità e per le posizioni ricoperte.