di MARCO BENANTI
Impazza ancora sul web (per la gioia degli operatori del settore) la “telenovela Lucarelli-Noto-Sicilia”, una sorta di pièce teatrale che da un caso personale è assurta a dimensioni generali, in un misto frullato di narcisismi vari (Io, Io, Io, etc…), rivendicazioni vittimistiche (La Sicilia “sporcata”), elogi a sfondo giornalistico (meno male che Selvaggia c’è, perché altrimenti chi ne parla della “munnizza”?), piccole e grandi furberie, aggiungiamo noi.
Insomma, l’influencer, pardon la giornalista arrivata a in Sicilia in questa estate tremenda (per il caldo, per i disservizi di sempre, per il Covid e via piangendo o ridendo) ha “scoperchiato” il “calderone” della “MalaSicilia”? Per scoprire i disservizi che chiunque cronista di periferia conosce da decenni? Chissà.
Di certo, i disservizi, i problemi gravi sui rifiuti esistono. Da decenni. E il siciliano ci “convive”, forse. Forse da troppo tempo. Un po’ come i lombardi o i campani “convivono” con i disservizi della sanità? O come i veneti “convivono” con i problemi dell’inquinamento? O come gli italiani delle regioni del nord “convivono” con le mafie radicate sul territorio (a meno che qualcuno racconti ancora in giro la fandonia della “mafia affare siciliano”)? A proposito: in altri territori, con “difese” politiche e mediatiche di ben altro spessore, come sarebbe finita la “telenovela”?
Bene, si tratta di problemi seri e gravi. Che necessitano di approfondimento. Della pazienza e dell’umiltà di scavare nelle questioni, di fare inchiesta, insomma. Ci vuole tempo, fatica, amore. Cose che, spesso, non portano riscontri economici rapidi e semplici.
Ecco perché trattare questioni come i rifiuti –o i disservizi dei servizi- a colpi di…”social” non è serio. Non fa la differenza, vogliamo dire. Coglie nell’emotività, nei sentimenti semplici del “popolo del web”. Ma aiuta a risolvere i problemi?
La telenovela “Lucarelli-Noto-Sicilia”, sarà con ogni probabilità un tribunale a dire l’ultima parola (per conoscere le posizioni in campo potete rivedere cosa abbiamo pubblicato su questo sito e sulle sue pagine online), ma i problemi siciliani –seppure evidenziati plasticamente e imprenditorialmente in modo egregio (complimenti sentiti ai protagonisti e alle loro performance)- non saranno risolti.
Poi, certo il “pianto” di taluni, siculi non siculi, sulla “mia terra sporcata” sono magari un po’ stucchevoli. Ma le “truppe indignate”, talora rinforzate da esponenti del pensiero e della penna, fanno altrettanto cadere le braccia. Perché le campagne civili, nobile professione di pochi, soprattutto in Sicilia, si fanno tutto l’anno. Non solo d’estate. Anche perché fa caldo. E farsi un bagno rigenerante fa bene anche alla testa.